Fine di un ciclo, anche se qui si parla di calcio e non di due ruote, quindi: fine di un calcio, quello dell’Inter iniziato con Mancini e in parabola discendente dall’addio di Mourinho riuscendo comunque a vivacchiare un altro paio d’anni (la battutaccia sul ciclo-calcio è dovuta al perdurante stordimento della sveglia che ci ha dato il Marsiglia nella nostra ultima uscita sulla scena europea, quindi me la si faccia passare).Fine di un ciclo e di un calcio, e arrivo al capolinea dove qualcuno deve fatalmente scendere, e per sempre, dal nostro bel torpedone nerazzurro. Alcune delle conseguenti citazioni che sto per fare mi procurano dolori forti al miocardio (e sono sicuro: non solo al mio, di cardio), ma credo che al via della prossima corsa non possa proprio esserci più nessun sedile riservato per Cordoba (ahi!), Stankovich (doppio ahi!), Chivu (fitta meno intensa), Zarate, Forlan, Palombo (per questi ultimi nemmeno un piccolo vibrare, come poco o pochissimo me lo hanno procurato vestendo impropriamente la mia maglia). Se si riesce a piazzare più che bene Sneijder, via anche lui.
Biglietto di viaggio da confermare per Ranocchia (ma perché voglio dare fiducia ai giovani come vedremo anche più avanti, pur se lui me l’ha quasi del tutto fatta perdere), Samuel (le sue ultime inutili scivolate ad impedire gol invece realizzati hanno fatto scricchiolare l’adorazione che gli riservavo), Maicon (che mi sa adesso non vuole quasi più nessuno), Nagatomo (ma era proprio necessario scambiarlo con Santon?).
Dietro si tengono Julio Cesar (che un anno così brutto non potrà comunque ripeterlo, e di meglio in giro molto non c’è) e Lucio che a 34 suonati non ha mercato e può fare da tutore ai centrali del futuro: Ranocchia (se finalmente convince) al quale gli si affianca Caldirola (un campione, predestinato) di ritorno dall’Olanda, che è nostro e là in prestito. In mezzo, non vedo – checché se ne dica - come si possa fare a meno del Capitano almeno per un altro anno (qui il discorso sull’età non fa testo, altrimenti sarebbe già in pensione da un lustro, invece corre ancora quasi sempre come un treno e ragiona come se avesse un radar incorporato), così come di Cambiasso, che lo si voleva assolutamente in panchina e quando è entrato nelle ultime due partite a 15 dalla fine abbiamo segnato quattro gol, due per volta: siamo sicuri che sia davvero finito?
Visto che si parla in maniera ormai franca e presidenziale di rifondazione dando spazio ai giovani, avanti allora con fiducia (e regalando ancora pazienza) a Obi, Poli e Faraoni, addirittura Alvarez e magari anche Krin se non abbiamo fatto la stupidata di cederlo del tutto al Bologna.
Dettaglio contrattuale che mi auguro (ma mi sa proprio che non è così) possa in qualche modo valere anche per Destro, che faceva sfracelli nella Primavera e promette più che bene anche adesso al Siena. Chissà perché quando convincono, spesso i giovani li vendiamo e andiamo a prenderne altri che invece ci lasciano basiti (lo scambio, appunto, Destro-Ranocchia con il Genoa, val bene l’esempio).
In più, da quando Coutinho ha smesso di respirare l’aria di Appiano per andare in Spagna all’Espanyiol pare “tornato” ad essere un altro, cioè un campione, quello che si diceva essere da bambino (acquistato in tempo di svezzamento e da noi portato via dal Brasile) prima di arrivare a giocare con i grandi e deluderci in prima squadra: perché non proviamo a farlo tornare dal prestito e a vedere se adesso gira giusto finalmente anche da noi, magari portandoci qualche bombola d’aria da Barcellona?
Davanti fiducia a Pazzini e anche a Milito: pur sembrando l’argentino la copia talvolta malamente invecchiata di quello che era un Principe assoluto con Mourinho, quando si sveglia (e negli ultimi tempi lo ha fatto, senza nemmeno troppo sbadigliare) c’è sempre, e un po’ di transizione se la può fare con onore, direi.
Ai due, va affiancato almeno un altro, da scegliere bene e contando sulla sua possibile durata nel tempo, quindi un giovane di sicuro avvenire. Tutto questo, naturalmente, se cambia anche chi si occupa di mercato, e questo vuol dire una cosa sola: via Branca e che torni Oriali immantinente.
Aggiungo anche che almeno per un po’ non toccherei l’allenatore, e dico addirittura di più: facciamo un bel contratto blindato (e che lo sia da ambo le parti) a Ranieri, e lasciamolo lavorare (almeno) per tre anni: non diventerà un longevo da panchina nerazzurra come Ferguson lo è per il Manchester (anche se son cose che prima o poi si dovrebbero sperare succedano anche da noi, queste), ma sono convinto che lui non sia solo un aggiustatore in corsa (come in fondo si dice per depotenziarlo), ma anche un buon creatore e assemblatore di squadra, se addirittura riesce ad averla in mano dall’inizio stagione.
Diamogli tempo, invece di ricominciare con l’assurdo tourbillon della panchina (che non fa altro che creare confusione a tutti, dai giocatori ai tifosi) e magari ne vien fuori qualcosa di inaspettato. Si tratterebbe di poter contare su una certezza: programmazione a media e lunga scadenza, e lasciamo la fretta degli ultimi anni all’album dei ricordi da cancellare.
Un sogno? Ma no, ho già detto che mi sono svegliato; malamente, ma l’ho fatto. Sperando che in futuro, fra l’altro, non debba più vivere momenti di sonno agitato come quelli che ho passato nelle due ultime stagioni, e parlo di quelle ciclo-calcistiche, naturalmente. Quella che da subito ci aspetta è una faticaccia tutta in salita (della classifica) da gran premio della montagna (tanto per tornare alla bicicletta) che al momento non ci fa nemmeno quasi intravedere il traguardo della partecipazione all’Uefa League l’anno prossimo.
Già questo basta e avanza per immaginare altri incubi in arrivo, altro che rinascita immediata! T.M.
dal sito di Panorama - link: http://blog.panorama.it/libri/2012/03/16/inter-se-finisce-un-ciclo-con-chi-si-ricomincia-a-pedalare/
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