La partita in
cartello contro la Juve di sabato prossimo ha, ancora una volta, il sapore
dell’ultima chiamata utile. Io sono dell’idea che, al di là di una auspicabile
e (davvero lo penso) più che possibile vittoria, se ne esce un pareggio ci può anche
stare, ma se si capitola (con o senza errori dell’uomo in giacchetta di turno) dobbiamo cominciare a preoccuparci
seriamente, e a guardare al mercato di gennaio come ultimo appiglio possibile
per non veder naufragare del tutto la stagione. Qualche amico di fede mi
diceva, senza troppo scherzare, che il guaio non è stato tanto il nostro
pareggio a Bergamo, ma la vittoria del Bologna a Verona. All’inizio non ho
capito il senso, poi mi sono accorto dello sguardo rivolto al baratro dietro di
noi: mi viene da sorridere (ancora è così) perché non credo sia un problema da
ritenersi reale, ma vero è che più ci stacchiamo da quella melma e meglio sarà
per le nostro coronarie. Il fatto che ci venga più da pensare a questo
piuttosto che – ad esempio - al Milan che infila quaterne di squadra a raffica
e triplette ad opera di singoli anche impensabili (intendo Nocerino: ma perché
a uno così, preziosissimo, noi non abbiamo mai pensato?) è comunque indicativo.
Triste invece, pensare che là in alto, oltre ai bianconeri che forse subito
possiamo contribuire a ridimensionare (ripeto che ci credo), ci siano squadre
come l’Udinese, il Napoli, la Lazio (la Lazio!), oltre che l’Atalanta se non
fosse partita penalizzata (e meno male: adesso ci è quasi alla pari, ma solo
quasi…). L’allarme non è ancora rosso
(nemmeno rossonero: abbiamo spazio per accorciare su di loro e poi abbiamo da
giocarci un derby, e quelle sono partite che da sole possono cambiare un
destino) ma tendente all’arancione. Siccome io preferisco di gran lungo il nero
unito all’azzurro (almeno quando si tratta di calcio), spero che presto il
cielo del nostro futuro, sia in campionato che in coppa , riprenda a
illuminarsi con queste tinte. Questione di abitudine, fra l’altro, oltre che di
censo. T.M.
giovedì 27 ottobre 2011
Inter di nuovo all’ennesima ultima chiamata? Se è così, io ci credo!
I ragazzi nerazzurri
faticano e stentano, inutile negarlo. Forse è davvero finito un ciclo, forse
no, ma è indubbio che la situazione complessiva sia allarmante, anche se per
alcuni versi si può meglio definirla come kafkiana. Infatti, se da inizio
stagione, oltre all’arrancare generale si aggiungono gli evidenti errori
arbitrali, quello che ne esce – e parlo soprattutto dall’arrivo di Ranieri in
poi - è la posizione attuale di classifica. Semplicemente orribile, e che ci
vede del tutto impreparati e – posizionati là sotto – in assoluta apnea. E non
si tratta certo che siam qui a piangerci addosso: per fare solo due esempi, il
rigore ed espulsione su Obi (ma mi sembra di averlo già detto) contro il Napoli
farebbero gridare allo scandalo chiunque dotato di buon senso unito ad un
pizzico di imparzialità super partes; quello dato all’Atalanta in chiusura di
partita è stato una vergogna senza appello, e dobbiamo ringraziare Castellazzi
(e Denis, che ha fatto un tiro centrale da bambino spompato) se oggi possiamo
evitare di parlare ancora una volta di crisi irreversibile. La vedo male, poi,
anche perché ci sono singoli che alternano prestazioni ottime a cadute evidenti
di tenuta fisica e psicologica (penso a Chivu e a Lucio, soprattutto), alcuni
sono del tutto fuori fase in ogni senso (Milito su tutti), altri vivacchiano
senza lampi (spiace qui citare, oltre a Nagatomo e da ultimo arrivato Maicon,
anche Zanetti, stranamente troppo a lungo spaesato, ormai, e ce ne dovremmo
forse cominciare a fare una ragione che avvicini in maniera sobria all’ineluttabile
distacco). Bella solo la sorpresa di Zarate, che comunque continua a sbagliare
troppo (almeno una volte su tre quando tocca palla) ma che è evidente quanto
consideri l’occasione di giocare nell’Inter come quella che può valere tutta
una vita professionale, e ce la sta indubbiamente mettendo tutta, complici senz’altro
anche gli incredibili bonus sugli assist andati a buon fine: solo con quelli ha
già guadagnato quanto un impiegato di medio livello in un anno di onesto
lavoro.
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