lunedì 16 gennaio 2012

abbracciare Serena

Il titolo potrebbe evocare pellicole tipo “Fotografando Patrizia”, ma la Serena (una ragazzina che ai tempi ci faceva andare fuori di matto per via degli shorts attillatissimi che usava indossare) non c’entra nulla.
Una delle passioni che hanno accompagnato il tempo della mia adolescenza è stata la fotografia.
Giravo con una Minolta e deliravo per il bianco e nero sgranato. Tra il 1974 e il 1980 ho consumato qualche chilometro di Ilford HP5, la pellicola che si adattava alle mie umili mire artistiche. Stampavo in casa, con un piccolo ingranditore Durst.
Chiuso nello sgabuzzino, a temperature tropicali, prima di passare all’asciugatura delle mie opere sui muri piastrellati del bagno. Mia madre, la mattina dopo, intonava le stesse solfe: “Claudio, adesso porta via tutta questa roba da qui … !”
Con l’eco della nonna: “Eh si Claudio, la tua mama la g’ha resùn !”.
En passant va detto che la mia nonnina chiamava la fidanzata del Marelli “Sciura Tiziano”, sublimando il gergo della sua squisita milanesità insieme alla sfera sentimentale del mio amico interista.
Già all’inizio degli Ottanta le nuvolette della passione andavano diradando. Per tentare il colpo di coda avevo affiancato alla Minolta una Canon fiammante, la prima col motore incorporato, un giocattolo che, ai tempi, sembrava fantascienza.
Tenevi schiacciato il pulsante dello scatto e ta-ta-ta-ta-tac la camera ti sparava quante foto volevi in una prodigiosa rullata, ideale per la foto sportiva ma da usare con parsimonia, con un rullino da 36 pose bastavano tre raffiche e avevi esaurito le scorte…
Estate del 1983, 2 Luglio per la precisione. Quello che di lì a poco sarebbe diventato il patron del Milan si mette in testa di organizzare un torneo serale con le squadre di Milano, la Juve e, a turno, un paio di grandi compagini sudamericane: il Mundialito. Quell’anno giunsero a Milano il Flamengo e il Penarol.
Il Marelli, che abitava una ventina di metri sotto il mio appartamento, una sera mi incrocia davanti al portone: Claudietto (ero già sui 90 chili prima della colazione già evacuato, sic, ma lui ancora adesso mi chiama vezzeggiando…) ti piacerebbe vedere il derby del Mundialito a bordo-campo, insieme ai fotografi ufficiali ?
Dico, Marelli, te se matt, e me lo chiedi ? Cosa vuoi che ti dica, dimmi dove e quando e sono già lì. Non ricordo la ragione per cui il mio amico serpente avesse accesso a certe possibilità, sicuramente qualcosa che c’entrava con la sua professione di giornalista, la fibrillazione per l’evento superava la curiosità.
Fatto sta che seguo le sue direttive e mi presento davanti ai cancelli di San Siro con largo anticipo, e la macchina fotografica a tracolla, lui mi appioppa una pettorina dove c’è scritto “STAMPA” e mi fa entrare sul manto erboso dove di lì a poco avrebbe avuto inizio il derby.
Raccomandazione, di rito, ma ci stava: Claudietto, stai schiscio, la categoria è quella dei fotografi professionisti, tu stai lì buono, fai le tue foto, goditi la partita, non ti scoprire troppo, se qualcuno ti chiede di che giornale sei stai sul vago, tipo “free lance”, mi raccomando non farmi fare brutte figure.
Bene. A 23 anni per la prima (e unica) volta cammino sul manto erboso del Tempio (Merci, Marelì).
Mi piazzo dietro la rete di Zenga, sperando di poterlo apprezzare nel gesto del portiere che, incolpevole, si china a raccogliere i palloni della sconfitta. Per onor di cronaca va detto che il Milan era reduce dal Purgatorio, ma già schierava tre giocatori che avrebbero segnato un’epoca scintillante nella squadra che oggi è considerata “la più forte di tutti i tempi”:
Nuciari – Tassotti – Evani – Pasinato – Canuti – Baresi II – Icardi – Romano – Serena – Verza – Incocciati.
L’Inter, sulla carta certamente più forte:
Zenga – Bergomi – Ferri – Baresi I – Collovati – Bini – Van Der Giip – Sabato – Altobelli – Beccalossi – Marini.
L’anno prima avevamo ceduto Collovati ai bauscia, e in cambio erano arrivati “Vapore” Pasinato, Canuti e Serena.
Tempi bui ma pieni di voglia.
Note sparse: Nuciari è da tempo il preparatore dei portieri dell’Inter. Ho avuto un debole per Vinicio Verza. Non mi ricordo di Van Der Giip.
Il Milan è in serata, scatto pochissime foto e guardo la partita con avidità. Impressiona vedere da vicino il livello atletico di certi giocatori, un passaggio rasoterra di 20 metri è un tiro in porta. Nei cross l’area è un’accolita di energumeni che se le suonano di santa ragione.
Ed è proprio da un cross che vedo spuntare la zazzera bionda di Aldo Serena, che piazza la zuccata vincente dell’1 a 0.
Esulto implodendo, ligio alle raccomandazioni del Marelli. L’Inter preme, cerca di recuperare lo svantaggio, ma il Milan è in partita.
Secondo tempo, cambio di campo. Anche per me, che per un paio d’ore vivo alle spalle di Walter Zenga.
Inizia la ripresa e Altobelli pareggia, ma non mi ricordo come, strano vero ?
Non passano cinque minuti che davanti a me, sul margine destro dell’area nerazzurra vedo ciondolare Vinicio Verza (non saprei dire, non mi ricordo, ma passatemi la libidine). Serena è sul versante opposto del campo, finta di andare al centro e si allarga. Vinicio lo vede e pennella un cross lungo che piove sul suo piede sinistro. Io sono sulla diagonale, appoggiato ai cartelloni pubblicitari. Mi dico: adesso stoppa a seguire e mi si presenta davanti a Deltaplano Zenga, l’Aldone. Mi sbaglio.
Il Nostro si blocca di colpo e aspetta il cioccolatino, carica il sinistro (che è il suo piede) con tutta la forza che ha.
L’impatto è al bacio, il siluro parte dritto e devastante.
Zenga accenna al volo quando ormai lo schianto è cosa fatta. Sette pieno, imprendibile. Un golasso, come oggi direbbe Josè Altafini (lui che nel Milan, e non solo, ne ha fatti tanti).
Ma chi c’è ad abbracciare Serena sul prato del Tempio ? C’è Baresi, c’è Evani, e Verza, Romano … e poi … ?
E poi ci sono io … eh eh eh … ma dai ? Ma si, sun proppi mì, con la macchina fotografica che mi salta sul petto, in salopette rossa e “all stars” bianche (sono un ex-cestista).
Sento delle urla dietro di me, non mi volto, mi disperdo nella confusione dello stadio appena esploso, il cuore batte forte, quasi certamente ho un’espressione che vagola in una fissità un po’ ebete, la trance è evidente, corro verso il fuoco.
Serena mi abbraccia e mi guarda stranito, è un attimo, gli grido “grande Aldo, che gol, che gol, che gol !!!”.
Sono nell’area dell’Inter, in piedi, da solo, a pochi metri da Zenga. I giocatori del Milan tornano a centrocampo (la partita la vinceremo noi). In un baleno di coscienza alzo lo sguardo e corricchio verso il mio posticino, dietro la porta. Mi vengono incontro due fotografi che mi prendono per le braccia e mi trascinano via: “Ma sei impazzito ? Ma scusa, tu chi sei ? Ma lo sai che ci puoi rovinare ?”
Mi piove addosso una gragnuola di insulti, mi rimettono a sedere. Non li sento, godo troppo (la doppietta dell’ex …) e mi scosto in fondo alla fila, muto. Penso a Tiziano, chissà se mi ha visto … Ma sono andato proprio in campo ad abbracciare Serena ? Si. Mi sa proprio di si.
A fine partita tutti i fotografi (almeno una decina) mi guardano con ostilità. Uno di loro mi fa, duro: “non farti più vedere”.
Olamadona, penso io, cos’ho fatto, ho abbracciato un essere umano con la maglia rossonera che mi ha dato la gioia di segnare un gol da cineteca che ci ha regalato la vittoria contro i bauscia. Dovrebbero essere tutti contenti, no ?
Incrocio Tiziano, che ha visto la partita dietro la porta del Milan: Sanfi, ma sei scemo ? E ride con un matto: “Ma tu sei proprio fuori …”. Io lo guardo: ”ma almeno hai visto che gol, eh ? L’hai visto ? Due pappine due, caro Marelli, a-ca-sa !”.
A casa, appunto. che sarà stata mezzanotte. Accendo la tele e guardo il servizio su Italia Uno. Scorrono le azioni, i gol … vuoi vedere che … eh già: al gol di Serena mi vedo caracollare con la mia corsa piuttosto peculiare, disemm inscì (tipo quella dei cani al trotto, di traverso) che taglio l’area e piazzo il braccio sul collo dell’Aldone. In coda si vedono i fotografi che saltano in piedi per cercare di fermarmi.
Abbracciare Serena. Però – solo per una volta – l’Aldo. C.S.


p.s. - Per la serie “vita vera” potete visitare il seguente link: http://www.youtube.com/watch?v=3rPgpMe983U e al minuto 7:45, per un paio di secondi, vedrete un tipo in salopette rossa che sta seduto alla destra della porta difesa da Zenga. Al gol di Serena (su cross di Pasinato e non di Verza, ma il bianchetto l’ho buttato via) il tipo in questione, che poi sarei io, si alza esultando e sta per entrare in area. Purtroppo la ripresa si interrompe per lasciare spazio ai replay. Però si vede che Serena, in primo piano mentre esulta, si volta verso la porta e non verso i meravigliosi compagni di casacca. Sta guardando me, che gli vado incontro di corsa. Dopo qualche secondo nell’abbraccio ci sono anch’io, anche se non si vede. Grazie per l’applauso, dovere.

dal sito di Panorama - link: http://blog.panorama.it/libri/2012/01/13/abbracciare-serena-alle-fine-del-derby/#more-17520

Nessun commento:

Posta un commento