domenica 30 ottobre 2011

Il Milan è più forte della Roma

Il Milan è più forte della Roma, anzi "del progetto di gioco della Roma", perchè di questo si tratta dopo avere visto la partita dell'Olimpico. A Luis Enrique mancano almeno tre giocatori di caratura superiore e un po' di tempo. Se in questa squadra giocassero ancora Vucinic, Menez e Aquilani si potrebbe fare più in fretta, con la rosa che ha può al massimo scrivere il progetto per bene, senza però avere l'assillo di arrivare in zona Champions. Il Milan ha fatto quello che doveva fare, ha sofferto solo per un quarto d'ora all'inizio della ripresa e quando la spinta della Roma ha cominciato a calare ha colpito ancora, col tempismo delle grandi squadre. Solo che una grande squadra non avrebbe fallito clamorosamente almeno tre occasioni per archiviare il match, riuscendo poi a tenere i suoi tifosi con il fiato sospeso fino al 90'. Di certo 11 gol nelle ultime tre partite sono un bel viatico, un po' meno le 6 reti subite. Rispetto alla squadra dello scorso il Milan è più prolifico e più perforato, forse i molti inserimenti dalle retrovie alla lunga producono entrambi gli effetti. Sono un amante del calcio poco speculativo e quindi preferisco un 3 a 2 a un 1 a 0, però è vero che quasi sempre le grandi competizioni le vincono le squadre che subiscono meno. Comunque, grande prova di Aquilani e un superCassano nei venti minuti finali. Nel prossimo turno la Juve va a Napoli, che giocherà una finale. Alegher, almeno sulla carta... C.S.



giovedì 27 ottobre 2011

Inter di nuovo all’ennesima ultima chiamata? Se è così, io ci credo!

I ragazzi nerazzurri faticano e stentano, inutile negarlo. Forse è davvero finito un ciclo, forse no, ma è indubbio che la situazione complessiva sia allarmante, anche se per alcuni versi si può meglio definirla come kafkiana. Infatti, se da inizio stagione, oltre all’arrancare generale si aggiungono gli evidenti errori arbitrali, quello che ne esce – e parlo soprattutto dall’arrivo di Ranieri in poi - è la posizione attuale di classifica. Semplicemente orribile, e che ci vede del tutto impreparati e – posizionati là sotto – in assoluta apnea. E non si tratta certo che siam qui a piangerci addosso: per fare solo due esempi, il rigore ed espulsione su Obi (ma mi sembra di averlo già detto) contro il Napoli farebbero gridare allo scandalo chiunque dotato di buon senso unito ad un pizzico di imparzialità super partes; quello dato all’Atalanta in chiusura di partita è stato una vergogna senza appello, e dobbiamo ringraziare Castellazzi (e Denis, che ha fatto un tiro centrale da bambino spompato) se oggi possiamo evitare di parlare ancora una volta di crisi irreversibile. La vedo male, poi, anche perché ci sono singoli che alternano prestazioni ottime a cadute evidenti di tenuta fisica e psicologica (penso a Chivu e a Lucio, soprattutto), alcuni sono del tutto fuori fase in ogni senso (Milito su tutti), altri vivacchiano senza lampi (spiace qui citare, oltre a Nagatomo e da ultimo arrivato Maicon, anche Zanetti, stranamente troppo a lungo spaesato, ormai, e ce ne dovremmo forse cominciare a fare una ragione che avvicini in maniera sobria all’ineluttabile distacco). Bella solo la sorpresa di Zarate, che comunque continua a sbagliare troppo (almeno una volte su tre quando tocca palla) ma che è evidente quanto consideri l’occasione di giocare nell’Inter come quella che può valere tutta una vita professionale, e ce la sta indubbiamente mettendo tutta, complici senz’altro anche gli incredibili bonus sugli assist andati a buon fine: solo con quelli ha già guadagnato quanto un impiegato di medio livello in un anno di onesto lavoro.
La partita in cartello contro la Juve di sabato prossimo ha, ancora una volta, il sapore dell’ultima chiamata utile. Io sono dell’idea che, al di là di una auspicabile e (davvero lo penso) più che possibile vittoria, se ne esce un pareggio ci può anche stare, ma se si capitola (con o senza errori dell’uomo in giacchetta di turno) dobbiamo cominciare a preoccuparci seriamente, e a guardare al mercato di gennaio come ultimo appiglio possibile per non veder naufragare del tutto la stagione. Qualche amico di fede mi diceva, senza troppo scherzare, che il guaio non è stato tanto il nostro pareggio a Bergamo, ma la vittoria del Bologna a Verona. All’inizio non ho capito il senso, poi mi sono accorto dello sguardo rivolto al baratro dietro di noi: mi viene da sorridere (ancora è così) perché non credo sia un problema da ritenersi reale, ma vero è che più ci stacchiamo da quella melma e meglio sarà per le nostro coronarie. Il fatto che ci venga più da pensare a questo piuttosto che – ad esempio - al Milan che infila quaterne di squadra a raffica e triplette ad opera di singoli anche impensabili (intendo Nocerino: ma perché a uno così, preziosissimo, noi non abbiamo mai pensato?) è comunque indicativo. Triste invece, pensare che là in alto, oltre ai bianconeri che forse subito possiamo contribuire a ridimensionare (ripeto che ci credo), ci siano squadre come l’Udinese, il Napoli, la Lazio (la Lazio!), oltre che l’Atalanta se non fosse partita penalizzata (e meno male: adesso ci è quasi alla pari, ma solo quasi…).  L’allarme non è ancora rosso (nemmeno rossonero: abbiamo spazio per accorciare su di loro e poi abbiamo da giocarci un derby, e quelle sono partite che da sole possono cambiare un destino) ma tendente all’arancione. Siccome io preferisco di gran lungo il nero unito all’azzurro (almeno quando si tratta di calcio), spero che presto il cielo del nostro futuro, sia in campionato che in coppa , riprenda a illuminarsi con queste tinte. Questione di abitudine, fra l’altro, oltre che di censo. T.M.

mercoledì 26 ottobre 2011

Nocerino Nocerino Nocerino

Lo vocazione a mandare in gol i centrocampisti (Boateng, Nocerino, Aquilani) mi sembra il dato più incoraggiante di questo Milan. Stasera Nocerino, in crescita esponenziale, ha sbloccato un match che rischiava di riservare brutte sorprese e pochi minuti dopo lo ha addirittura chiuso con un gol strepitoso. Il Milan, al solito, ha iniziato lasciando nello spogliatoio gli ingredienti più saporiti del suo repertorio e Allegri dopo il match era giustamente arrabbiato: il vizio sembra ripetersi fin dalla finale di Supercoppa contro l'Inter, quando la squadra ha cominciato a giocare dopo avere subito gol. Una volta aperta la partita, nel bene o nel male, la squadra ritrova d'incanto i tempi, le distanze, la mobilità, e l'orchestra comincia finalmente a suonare come sa. La natura del problema è solo psicologica e questo innervosisce non poco il tecnico, che sa di essere alle prese con un affare che difficilmente si può risolvere sul piano tecnico/agonistico. Il "misterosenzafinebello" - Gioann Brera dixit - è tale proprio perchè attraversato dalle lune e dalle muse e noi calciofili persi lo amiamo per questa ineffabilità. A Roma ci toccherà una squadra ferita che avrà un solo risultato per non perdere contatto con la vetta, che sia la volta buona per entrare in campo fin dal fischio d'inizio ? Alegher. C.S.



lunedì 24 ottobre 2011

Un boa constrictor si aggira nel Salento

Due partite in una. Nel primo tempo sembrava di vedere Juventus - Milan, con la differenza che il Lecce ha prodotto molte più occasioni e un paio di gol ci stavano tutti. Una di quelle partite in cui lo squadrone blasonato entra in campo con eccessiva confidenza nei propri mezzi, senza considerare che da tempo non esiste squadra che non sia in grado di produrre corsa e livello tecnico dignitoso. Allegri decide di schierare contemporaneamente Van Bommel e Ambrosini, e paga dazio in eccesso. Aspetto sempre di ricredermi su quest'ultimo, che continua a sembrare un calciatore in seria difficoltà agonistica ma oggi - ahimè - ne ho avuta ulteriore conferma. Se a centrocampo manca Seedorf, Allegri è costretto a schierare Aquilani, una squadra con un attacco così tecnico ha bisogno di un centrocampo che flirta col pallone. L'anagramma del verbo è filtra, e questo ha preferito il tecnico rossonero, senza troppo pensare alla velocità del Lecce. Poi, per fortuna, ci ha pensato il Boa. Tre gol in un quarto d'ora (i primi due bellissimi) che hanno aperto la strada a una di quelle vittorie che possono dare il cambio di passo ad un'intera stagione, un po' come segno del destino e un po' come confidenza psicologica nei propri mezzi. Per recuperare un match del genere ci vogliono entrambe le cose. Il vero Milan non è il disastro dei primi 45' nè la festa pirotecnica della ripresa ma da quanto si è visto finora il problema è "solo" cancellare le intermittenze di questo inizio di stagione. Basterà per il campionato, forse. Per la Champions League invece servirà una soglia di concentrazione molto, molto più elevata. C.S.

p.s. - che la terra ti sia lieve, Sic...


mercoledì 19 ottobre 2011

Milan Bate Borisov 2 a 0

Succede di frequente nel futbol: una squadra sbaglia un gol fatto e nel rovesciamento di fronte lo subisce. Il Milan stava giocando tra gli applausi quando Van Bommel si è incinghialito regalando al Bate una palla-gol gigantesca (l'unica in 90'). Abbiati ha sfidato l'avversario fino all'ultimo istante consentito dai riflessi e ha fatto quello che solo ai portieri - talvolta - è concesso di fare: il miracolo. Qualche secondo dopo ha sbloccato il risultato con un gran gol di Ibra che ha scaraventato in rete al volo dopo un'azione-lampo. Sarà che mangiarsi un gol clamoroso provoca uno stallo inconscio che spesso le grandi squadre sanno cogliere, di fatto l'espressione "gol sbagliato, gol subito" ha un riscontro obbiettivo nelle cose. Dal vantaggio in poi (strameritato) il Milan ha fatto il gattone che gioca col topo finchè Boateng non ha trovato uno stop al bacio seguito da fucilata, chiudendo la partita. Il Milan sembra - toccando molto ferro - avere ritrovato il groove, soprattutto nel tempo degli inserimenti. Bravo Taiwo, che in una squadra portata a comandare il gioco potrà fare cose buonissime. Un po' meno quando ci sarà da difendere, ma con Thiago Silva, Nesta e Mexes uno così forse ce lo possiamo permettere, il Milan ha bisogno di avere spinta e inserimenti anche a sinistra. Le migliori partite di questo inizio di stagione Ibra le ha giocate in coppa, vuoi vedere che si è messo in testa di sfatare il luogo comune che lo assilla in campo internazionale ? Alegher, C.S.


sabato 15 ottobre 2011

Binho, l'arte del movimento

Non avrei scommesso un cent sul Milan di stasera, speravo e confidavo in una vittoria certo che sarebbe arrivata al prezzo pieno di stenti e patimenti.
Invece è arrivata una prestazione impeccabile che non ha lasciato scampo al Palermo, che pure è squadra temibile e veloce, con tutte le caratteristiche ideali per farci soffrire.
Non c'è mai stata partita, non ricordo un solo tiro nella specchio della porta di Abbiati. 
Il Milan avrebbe potuto vincere di goleada, se solo Ibrahimovic e Cassano fossero stati meno leziosi nelle conclusioni.
Ibra ha giocato un match da imperatore dell'assist, leggendo al meglio i movimenti della difesa rosanero, provocando sconquassi con alcune giocate di chirurgia raffinatissima.
Ma il vero asso nella manica è stato Robinho: dopo un quarto d'ora si era già capito che con lui la squadra ha un passo diverso. Corre molto e bene. 
E' un artista del movimento, capace di attaccare gli spazi, con e senza palla. 
E' ovunque, segna, sbaglia, si fa sempre trovare nel vivo del gioco. 
Difficilissimo da marcare, è il vero hatù del fronte d'attacco, quello che spariglia. 
Il suo movimento è la sostanza tattica del gioco d'attacco del Milan di Allegri, che è fondato sulla sorpresa e sugli inserimenti.
Con il suo ritorno e quello di Boateng, e l'inserimento di Aquilani e Nocerino in pianta più stabile (bravi entrambi, stasera), il Milan forse può ritrovare il filo del discorso. Un discorso che mi piaceva, molto vicino alla squadra vista stasera. Se riusciremo a giocare su certi ritmi facendo correre il pallone non ci sono molte squadre più forti. In Italia, nessuna, anche se la JuvePirlo quest'anno non ha voglia di scherzare. All'estero, due o tre al massimo, ma ce la possiamo giocare. Insomma, alegher... C.S.



mercoledì 5 ottobre 2011

Ibra non ha più voglia...

...a dire il vero mercoledì sera in coppa mi sembrava che la voglia non gli mancasse affatto. Domenica con la Juve tutto il contrario, ma quando la squadra non gioca è difficile giudicare i singoli, soprattutto un attaccante.
Un'uscita da poco, la sua. D'altronde Ibrahimovic è questo: lascerà il ricordo di giocate fantastiche ma anche molto poco, quasi nulla del resto. 
I soldi non c'entrano, c'è gente che guadagna un milione di euro al mese e si suicida.
Il punto è un altro. Lui, come tutti gli sportivi di alto livello, in cambio di lauti stipendi, fama, e tutto il resto ha il dovere, finchè gioca questa partita, di essere all'altezza.
Sto leggendo un bellissimo libro che vi consiglio, Open di Andre Agassi (Einaudi), che pubblica le sue memorie di tennis e di vita a carriera conclusa.
C'è tutta la sofferenza per uno sport che fin da bambino ha sempre odiato con tutte le sue forze, nonostante sia stato tra i primi del ranking mondiale per almeno dieci anni.
Però lo racconta a bocce ferme, dopo avere onorato la sua carriera fino agli ultimi incontri, quando veniva messo in condizioni di stare in campo per un solo match con terrificanti iniezioni di cortisone che, a effetto concluso, gli impedivano quasi di camminare per giorni.
Ibra è all'apice della carriera, è uno dei calciatori (e degli sportivi in generale) più pagati al mondo, se il gioco non gli gusta più si ritiri e faccia quello che ha voglia di fare.
Nessuno di noi ha voglia di vederlo soffrire così...
Le bugie a volte sono necessarie, e questo è il caso: meglio stare in silenzio e giocare, almeno per il rispetto di chi, facendo un lavoro che gli fa schifo, stenta ad arrivare alla fine del mese.
Ugh, ho detto. C.S.

domenica 2 ottobre 2011

Tu regali alla Juve il più forte centrocampista del mondo...

Tu regali alla Juve il più forte centrocampista del mondo e l'allenatore della Juve fa correre la squadra molto e bene intorno al più forte centrocampista del mondo. L'idea-Juve è tutta lì. Pirlo, negli ultimi tre anni di Milan, ha fatto il centromediano metodista, la mezzala e il mediano. Ma se lo sollevi da certe incombenze e gli fai girare intorno una squadra dinamica che si fida di lui, non ce n'è per nessuno. 
La Juve ha stritolato il Milan sulla corsa, il pressing, la concentrazione. Ma tutti i tempi del gioco sono merito suo, che è stato largamente il migliore in campo. Il Milan, se non ritrova corsa e ritmo (sembrava così dopo la partita di mercoledì sera) rischia di vedere crescere le distanze in classifica fino a dimensioni incolmabili. Un solo tiro in porta in 90' sono il solletico di cui la Juve di stasera quasi non si è accorta. In più Allegri ci ha messo del suo, togliendo Cassano che fin lì, per i pochi palloni giocati, aveva fatto bene e stava dimostrando di essere in partita. Emanuelson poteva dare velocità, ma il piede mi sembra molto approssimativo. Molto triste l'ingresso di Ambrosini che, come nei venti minuti giocati a Barcellona, mi ha dato l'impressione di essere alla frutta. La Juve non ha le coppe e se riesce a tenere alto il tono agonistico mi pare bell'e che pronta per volare. Il Milan ha la media di un punto a partita, ha i punti di Novara e Siena, ha fatto 5 gol e ne ha subiti 8, e ha perso in modo netto i due scontri diretti. Se all'Atalanta sommiamo i punti di penalità, la classifica dice che siamo tredicesimi. Direi che è ora di puntare la sveglia. Alegher, C.S.

Vedi il Napoli e poi t’incazzi

Su facebook un amico, fra l’altro milanista, mi ha suggerito che dopo aver visto la partita di sabato sera a San Siro la sensazione sia stata quella che qualcuno abbia già deciso - per una serie di ragioni – che il Napoli debba vincere lo scudetto. Una tesi dietrologica e anche avanzologica, ma io son convinto che se anche vengono iniettate potenti cazzate arbitrali a favore dei muscoli (niente male, nel complesso) dei partenopei, alla fin fine non succederà. A parte questo, io ai ragazzi nerazzurri non ho nulla da rimproverare nell’occasione, se non l’ingenuità di Nagatomo sul secondo gol: bastava che al suo posto ci fossero stati Lucio o Samuel e il pallone sarebbe finito in tribuna in un amen, come si deve in quei casi. Poi, ripeto, nient’altro da dire e imputare: fino all’espulsione vergognosa di Obi (che, fra l’altro, fino a quel momento si era comportato finalmente bene quasi a tutto tondo) arrivata dopo un’ammonizione che neanche su un campo a 5 sarebbe mai stata appioppata, la partita era stata bella, aperta e sarebbe potuta finire in ogni modo, anche con il primo tempo concluso da noi in vantaggio se il guardalinee ci avesse visto appena un cicinino meno bene e non si fosse accorto dei tre centimetri che mettevano fuorigioco Pazzini (invece, onestamente e con bravura se n’è accorto, pensa te!). Dopo la nequizia commessa dalla giacchetta gialla rispetto all’ammonizione da oratorio, al rigore inesistente e al rosso conseguente tutto è saltato, un po’ anche i nervi, e ci sta ( e se ci sta anche che s’incazza Ranieri, vuol dire che è stata davvero una vergogna). Ma non mi demoralizzerei: la strada è giusta, la voglia di combattere anche, gli infortunati stanno tornando sani, tutti sembrano finalmente credere di nuovo alle loro possibilità. Ci sarà tempo per rifarsi e riparare: in fondo, l’ambaradan è appena all’inizio. Anche ai torti si potrà rimediare, pur se bruciano: qualche volta succede che capitino, e caratteristica primaria dei grandi è quella di riuscire a vincere anche l’imbecillità armata di fischietto. Un po’ incazzato in verità lo sono, sì, ma sono anche convinto che passa presto, e il 3 a 0 lo ricacciamo in gola alla prima occasione utile. Che poi magari sarà il San Paolo, al girone di ritorno: non so com’è, ma son mi sento che rendiamo la pariglia nel giro di un girone, fra l’altro da una posizione di classifica che sarà (e ci mancherebbe altro!) per  noi nettamente migliore, per loro invece il contrario. Se mi sarò sbagliato, mi raccomando, non mancate di ricordarmelo. Fin d’ora prometto che farò ammenda. T.M.