lunedì 12 settembre 2011

Cassata alla siciliana. Indigesta.

Ho seguito la partita dell’Inter contro il Palermo con un crescente senso di smarrimento. All’inizio mi è parsa evidente la confusione che attanagliava tutti gli undici miei ragazzi in campo, ma con l’andare del tempo – che in una partita incombe sempre – la confusione è se possibile aumentata, con le conseguenze evidenti che ne sono derivate. Parto da lontano, e dalla posizione di Zarate: può sembrare un particolare inutile nell’insieme dell’orchestra stonata che ha suonato in trasferta e in notturna al Barbera, ma i particolari – se ben analizzati - non sono assolutamente mai inutili. Più che da quella, in verità, dovrei partire dalla sua presenza: smarrito, evanescente, stralunato. Già credo sia stato un errore prenderlo (lo dico da quando si vociferava del suo ingaggio), lasciarlo poi giostrare largo e isolato a sinistra nella sua prima uscita è stato un suicidio. Se possibile, poi, peggio ancora è stata la sua sostituzione con Snejider, e qui – i ricorsi storici anch’essi, non mancano di importanza - mi sono ricordato di un giovane Pirlo nell’Inter. Allenava Tardelli, non poteva fare a meno di metterlo in campo, ché un genio è sempre difficile da accantonare. Quel – fortunatamente per poco – furbone di tecnico lo mise nella stessa posizione di cui sopra, forse animato dall’idea che se la palla fosse mai arrivata dalle sue dimenticate parti avrebbe combinato qualcosa. Finì che Pirlo non vide quasi mai la biglia, e qualche altro grande esperto di calcio – dopo qualche altro esperimento suicida del genere andato a male – lo regalò al Milan, con tutte le conseguenze del caso che pesano ancora oggi (e adesso le conseguenze le patirà proprio il Milan, ne sono convinto, per averlo dato senza troppo rimpianto ai gobbi). Tornando all’oggi (anzi: allo ieri sera…) per fortuna a un certo punto Snejider se ne è fregato (penso sia stata un’idea sua: il cambio di zona e di marcia è stato troppo repentino) delle indicazioni e si è accentrato: non a caso a quel punto (metà del secondo tempo) abbiamo espresso il gioco migliore. Poi però sono arrivati i ridicoli buchi in difesa, e qui passiamo finalmente al nocciolo del problema. Gasperini – che comunque io non considero negativamente, in generale – credo abbia confuso la sua idea fondante di calcio (intorno alla quale evidentemente lui fa girare tutta la relativa filosofia) rispetto al materiale umano/calcistico che si ritrova a disposizione. E questa, se mi si permette, è un’ingenuità. Se, oltre a non capire come disporre al meglio gli uomini davanti, insisti nel voler applicare un modulo con la difesa a tre in una squadra che ha la precisa vocazione all’attacco (obbligo dovuto, fra l’altro, alla sua naturale predisposizione rispetto al dovere di leadership) vuol dire che forse dell’Inter, fino ad ora,  non hai capito molto. Oppure gli è che non sei predisposto alla vittoria sempre e comunque, e di conseguenza sei destinato a finire nel dimenticatoio dei tanti allenatori che sotto la parte giusta della Madonnina sono durati al massimo l’espace d’un matin. A Palermo la difesa – soprattutto nel finale di partita, quello che ci ha affondato: in quel modo può succedere al Genoa, non all’Inter – è apparsa ridicola, con un centrale fra i più forti del mondo costretto a coprire una fascia, l’altro (idem) costretto a falli come fosse un fabbro ferraio qualsiasi (graziato, ingiustamente, dall’arbitro) e un calciatiore fantastico e tuttofare come Zanetti a sua volta costretto nel ruolo di marcatore tout court rinunciando così giocoforza alle sue classiche e micidiali ripartenze che da vent’anni sono una delle armi vincenti della squadra. Se poi a questo si aggiunge un portiere che per una sera diventa “umano”, forse diventa normale (normale?) che si prendano quattro pappine dal Palermo (dal Palermo!). Per il resto, si può recriminare sulle assenze, su qualcuno ancora fuori condizione (Stankovic su tutti: quasi invisibile), sul fatto che non basta mettere Jonhatan al posto di Maicon anche se si presenta quasi come un suo quasi-sosia (e invece è solo un giovane di buona volontà che per raggiungere i suoi livelli deve ancora mangiare qualche robusta tonnellata di pane). Ancora: non si può confidare sul fatto che un trottolino giapponese capace di fare benino qualche partita l’anno addietro sia diventato a tutti gli effetti un campione franco e titolare, o accontentarsi di un rimpallo carambolato in rete per dare come certo che Milito sia tornato quello di due anni fa. In verità, per non vedere tutto nero (invece, per vedere nero e azzurro mi lascio ancora un tempo) non mancano le note positive. Forlan mi pare un ottimo attaccante con le idee chiarissime e i fondamentali (a tutto campo) assolutamente in regola, Obi sta crescendo a vista d’occhio e Alvarez (anche se metterlo in campo al posto di Cambiasso, che fino a quel momento si era dimostrato l’unico incontrista degno di quel ruolo, ha acuito le mie perplessità) mi ha stupito per personalità, tecnica e portamento: tutte doti che fanno sperare in un futuro alla grande per un ragazzo, nella speranza che non ci si adoperi per bruciarlo alla prima stecca. In conclusione, in un’ottica di futuro ravvicinato mi pare logico pregare per un immediato ritorno alla difesa a quattro, per auspicare la veloce visione di Snejder posizionato naturalmente in mezzo a distribuire palloni (questo prima che si stanchi e si sieda nell’attesa del trasferimento), e per qualche chiarezza certa su come predisporre le pedine nell’ultima fase offensiva, non tralasciando il fatto che lasciare il centravanti attualmente più prolifico della nostra Nazionale in panchina è altra bufala che non definisco colossale solo perché intendo dare al nuovo tecnico qualche altra possibilità di ravvedersi: è doveroso. Nell’afflato giustificatorio e buonista che contraddistingue questo mio inizio di campionato immagino che per  Pazzini la panchina sia stata scelta dovuta  anche agli impegni di Champions imminenti, che insieme a quelli di campionato in arrivo – c’è la Roma: se non finisce in un pari, uno dei due allenatori è già sull’orlo dell’abisso – già mi fanno tremare le vene dei polsi, e che questo tremolio sia ascrivibile ai prossimi 90 da giocare contro il Trabzonspor è già abbastanza indicativo del mio, ma son certo non solo del mio, debole stato d’animo nerazzurro attuale. Così mi sorge spontanea una domanda: ma è possibile che il nostro periodo d’oro risalga solo all’altro ieri? E me lo chiedo perché guardando la partita con il Palermo e le amnesie prolungate in ogni parte del campo mi pare sia passato un secolo dai fasti appena trascorsi. Sembra di essere ripiombati nella “normalità” sofferente dell’Inter-squadra-mai-del-tutto-definita che prima di Mancini e Mourinho mi ha accompagnato in anni e anni di mal di stomaco. Ma forse sto esagerando, e magari già dalla prossima partita si macina di nuovo alla grande. Quontomeno me lo dico, lo scrivo e voglio crederci. T.M.

2 commenti:

  1. Per me in linea di massima gli allenatori non vanno esonerati mai e bisogna dargli il tempo giusto perchè applichino le loro idee ed ottengano i risultati. Il problema (o la fortuna :D) è che io non sono una dirigente dell'inter e che Gasperini ha un contratto di massimo 2 anni (il secondo dovrebbe essere opzionale) e quindi il nostro mister dovrebbe porsi la domanda se l'inter l'ha preso per sviluppare un progetto di gioco oppure (ad esempio) per far funzionare quello che ha.....Dalla risposta giusta dovrebbero nascere soluzioni giuste: coraggio mister, puoi farcela!
    Ciao a tutti
    Lisa Ridedigustosoloperl'Inter

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  2. benvenuta Lisa, sono d'accordo con te, l'esonero del tecnico è una scelta spesso ingiustificata (e sbagliata). Però bisogna valutare le premesse, che forse nel caso del matrimonio Inter - Gasp non sono del tutto chiare. Lui ha sempre giocato così e - guardando il match di ieri sera - prosegue nel suo cammino indipendentemente dai giocatori che ha. In un grande club, nel calcio d'oggidì più che mai, il tempo è tiranno. In più Moratti ha una certa predisposizione a cambiare, con l'eccezione del periodo Mancini-Mourinho. Stiamo parlando di una partita, qualsiasi giudizio è quantomeno affrettato, ma è vero che un altro tonfo ravvicinato potrebbe essere fatale. Sono d'accordo con quanto scrive Tiziano nel post, forse fare un passo indietro e provare una marcia più graduale sarebbe saggio... CS

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