giovedì 29 settembre 2011

Ranieri, forse qualcosa di più che un “aggiustatore”

Devo ammetterlo per amore d’onestà, soprattutto calcistica orientata al nerazzurro: a me Ranieri non è mai piaciuto più di tanto. Con quella sua aria da finto dimesso unita a quella di saccente dell’ovvio mi provocava un fastidio a mò di sentimento strisciante, in verità mai venuto meno fin dagli albori del suo risiedere in panchina in Italia (i primi sintomi me li ricordo con la Fiorentina), rafforzatosi su quella del Chelsea e capace di raggiungere il culmine su quella insopportabile in toto della Juve (con la Roma no, lì ho trovato modo di trasformarlo in piacevolezza, pregustando come andava a finire poi bene per noi, cosa successa con puntualità). Quindi, quando si è cominciato a vociferare di un suo arrivo sulle nostre amate sponde del Naviglio ho sudato un po’ freddo, ma ho asciugato via il tutto allorquando mi sono reso conto che meglio di Gasperini sarebbe stato chiunque, a patto che arrivasse il più in fretta possibile. Poi, sarà perché vedere qualcuno  con indosso la tuta dai colori amati equivale ad aprire nei suoi confronti automaticamente una solida linea di credito, ho messo in cassaforte i dubbi e aspettato, magari giusto il tempo per vedere cosa sarebbe successo nell’immediato. E quello che si è visto subito contro il Bologna ha ancora sì il sapore dell’ovvio, ma anche del saggio e del dovuto. In fondo, Ranieri ha fatto quello che avremmo potuto fare e immaginare anche tanti di noi, calciofili-tutti-potenziali-mister: rimettere ordine alla squadra ridando ad ognuno il giusto ruolo, piantarla di lasciare scoperta la difesa, irrobustire il centrocampo con compiti non aleatori di copertura vera e ridare al reparto offensivo il giusto peso restituendo a Sneijder le chiavi della regia e inserendo da subito Pazzini, cosa che solo un cieco poteva ostinarsi a non fare. In verità, non tutto si può leggere in maniera così semplice, ché quando si prende in mano un gruppo così a terra possono volerci delle settimane a risollevarlo, e a lui invece sembrano bastate 72 ore: indubbiamente un merito immediato che comporta da parte mia un allungamento con bonus sul credito di cui sopra. Nella seguente partita di Champions a Mosca, poi, al ruolo di “aggiustatore” e “sistematore” a lui universalmente riconosciuto (manco fosse solo un fabbro di media levatura, e lo sto dicendo anche a me) Ranieri ha aggiunto anche quella di sapiente infusore di fiducia, e i ragazzi si sono rimessi i panni di quello che ancora sono e che saranno almeno fino a dicembre: cioè - dopo una striscia strepitosa accumulata negli anni passati - i campioni del mondo per club in carica. Essendo evidentemente riuscito  nell’intento (quindi, si aggiunga a pieno titolo, a questo punto, anche l’aggettivo di “motivatore”, please) nell’occasione il resto è venuto (quasi) da sé, con almeno due dei tre gol realizzati in terra russa connotati da ottima fattura complessiva (e quello di Zarate con lancio di Cambiasso, subito dopo aver incassato il gol del pareggio, addirittura da urlo). Ora siamo solo all’inizio – della sua gestione, della stagione, della corsa-scudetto e dell’avventura da vivere in Champions possibilmente fino in fondo – ma se si parte bene, come si sa, è già di per sé una buonissima cosa capace di spianare la strada, e si tenga conto che con la Roma lui fece lo stesso non più tardi di due anni fa, quando sostituendo Spalletti in corsa contese proprio con noi lo scudetto fino a mezz’ora dalla fine del Campionato. Naturalmente, ottimo modo per continuare su questa strada - finalmente sgombra da incrostazioni del passato più che prossimo - sarebbe battere sabato il Napoli, impresa che ci riporterebbe quasi a tempo di record verso i piani alti. Mi sbilancio: secondo me i presupposti ci sono tutti, a partire da quello che vede la squadra carica fino al fatto che i partenopei, dopo una bella impresa sono abituati (lo si è visto bene anche in questo inizio di stagione) a steccare la successiva. Poi, anche se è pur vero che la striscia dei nostri infortunati è lunga come i grani di un rosario, per loro della partita non sarà Lavezzi, e questo toglie indubbiamente e pesantemente velocità a tutto il reparto offensivo azzurro, soprattutto in una partita che avrebbe potuto (e come probabilmente sarà) essere da loro impostata sulle ripartenze. Beninteso: ritengo grave il pari infortunio lamentato sempre in Coppa da Pazzini (torna presto Giampaolo, per carità!), ma Forlan ha riposato, e in lui vedo e azzardo il probabile uomo partita.
Insomma, sono fiducioso, quasi come uno dei nostri ragazzi robustamente catechizzati da Ranieri in questi primi giorni dal suo arrivo a Milano. Se dobbiamo fare tutti squadra, meglio farlo in fondo, no? T.M.

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