martedì 20 settembre 2011

Gasperini, sinteticamente verso l'addio. Purtroppo.

Sarò sintetico, se ci riesco. Un po’ perché non c’è ancora molto da dire in termini di analisi complessiva rispetto a quanto espresso dall’Inter fino ad oggi, se non restare sorpresi; in fondo, siamo solo all’inizio del campionato e – come diceva un comico famoso e napoletano pensa te, proprio napoletano! – “voglio vedere dove vogliono arrivare”. E poi uso il vocabolo anche in onore del campo di Novara, che da terreno proprio sintetico rappresenta una novità assoluta per la Serie A, e guarda un po’ se proprio a noi doveva succedere.
Osservo anzitutto che nel giro di poche partite in termini temporali siamo passati dal ribaltare il risultato di Cesena (una delle ultime del campionato scorso) con due gol fatti nel giro di tre minuti di recupero oltre al 90esimo (a proposito: Pazzini dove sei?), a prenderne altrettanti e più o meno nello stesso lasso di tempo verso la fine della partita con il Palermo. Credo che la differenza fra le due Inter (quella di… ieri e quella di oggi) stia proprio tutta qui: nella voglia di vincere mostrata in quel finale di stagione in Romagna contrapposta all’incapacità di tenere o reagire (anche se ci stavamo quasi riuscendo: Forlan l’ha messa dentro in uno degli ultimi attacchi disperati) nel recente finale di partita in Sicilia. La squadra è - nella sua ossatura centrale (non nell’insieme: troppe le assenze, e i giovani non sono ancora pronti se non già quasi bruciati) - quasi la stessa (a parte Eto’o, ma preferisco dimenticarmene) ma la mentalità è in maniera molto evidente cambiata, quasi invecchiata di colpo, forse solo semplicemente non ancora registrata (ma ne ha davvero voglia, di registrarsi?) rispetto alle idee del nuovo allenatore e di conseguenza adeguatamente orientata verso gli obiettivi futuri. Basta vedere Zanetti, che fra Palermo e Roma ha commesso un numero di errori quasi pari a tutti quelli fatti in una ventennale carriera in nerazzurro. Oppure Julio Cesar, sorpreso come un acchiappafarfalle o un Dida qualsiasi dalla stangata di Pinilla per il definitivo cannolo del 2 a 4. La solfa è un po’ cambiata, ma solo un po’, in occasione della partita casalinga con la Roma. Anche perché è difficile comprendere, digerire e giustificare un possesso palla al 70% avversario: vuol dire che si è a corto di fiato o di idee, o di tutte e due le cose, e quindi la condizione migliore (fisica e psicologica) è ancora molto lontana dal venire. Se poi le occasioni di gol ci sono state le stesso, poco importa, anzi peggio: vuol dire che non si riesce a finalizzare sotto porta, e così in fin della fiera non si salva nemmeno l’attacco (non voglio più sentire che “Milito è finalmente ritrovato”!) oltre ad una difesa ballerina (e quando i ballerini sono tre vengono i brividi!) e un centrocampo in evidente stato confusionale a partire da chi dirige l’orchestra (chiaramente incazzato per aver avuto in consegna una bacchetta spuntata) fino a chi deve fare da filtro (e qui intendo solo un ancora parecchio sotto tono Cambiasso: gli altri interpreti titolari preferisco constatare che semplicemente ancora non si sono esibiti, e i giovani – se ci si riesce – vorrei rimandarli quantomeno a giugno).
Ho detto di Novara e accennato all’allenatore. Difficile che se va male oggi (ed è assolutamente possibile: la sensazione di botta negativa c’è tutta) per Gasperini si possa pensare ad un allungamento della vita in nerazzurro. Mi dispiacerebbe assai, ché l’uomo e il tecnico (il mix delle due cose per me è fondamentale) mi convinceva fin dal momento del suo arrivo in quel di Appiano, ma la nostra storia dice che a un distacco in termini di punti anche meno incolmabile di così all’inizio di una stagione ha sempre imposto quasi subitanei cambiamenti nella conduzione della squadra. Mi pare che il destino, passando noi appena il confine regionale per andare ad esibirci (?) su quel sintetico, in caso di deblacle sia irrimediabilmente segnato, anche solo se si tratterà di altra prova da brodino caldo. Juve e Napoli avrebbero davvero modo di spiccare il volo, e a quei ritmi mi sa che non li ferma quasi più nessuno. Nemmeno i cuginastri, forse, e questa è l’unica nota quasi positiva di tutto l’ambaradan fin qui confuso che ci ha regalato il campionato , anche se mi viene da suonarla a tono basso: ritrovarsi insieme nella disgrazia di un’annata mediocre con gli odiati (simpaticamente, eh!) rossoneri è davvero consolazione appena appena sopportabile. Della quale, naturalmente, preferirei volentieri fare a meno. T.M.

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